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Laura Corre viene concepita da una giovane coppia di emiliani di origini contadine emigrati in Toscana. Figlia unica perché da piccola non voleva fratelli o sorelle, ma una scimmia - che non ha finora avuto - , a tre anni si rompe la testa sul rubinetto del bidet e a questo incidente fa risalire tutte le sue stranezze. A sei anni ha già le chiavi di casa e fantasia creativa: figlia unica di genitori operai, passa molto tempo da sola nella sua cameretta scrivendo storie, disegnando illustrazioni e inventando giochi per “i bimbi di via Garibaldi”. Trascorre le estati in parte in tenda al mare giocando a sette e mezzo tra aghi di pino e formiche e in parte nella casa di campagna dei nonni sotto l’argine del Po.

Avrebbe voluto nascere Janis Joplin, ma essendo stonata senza rimedio, si accontenta del mood e quando non è a studiare, passa in discoteca, centri sociali, concerti e pub gran parte della sua adolescenza.

A diciassette anni è a Norimberga in una casa di legno a tre piani a mangiare crauti e imparare il tedesco e a venticinque gira in low budget i peggiori motel negli Stati Uniti da Venice Beach a New York City passando per Las Vegas, mangiando un sandwich a pranzo e zuppa cinese a cena per tre mesi. Continua a coltivare la sua passione per le immagini e le parole e nel 2000 si laurea in Lingue e Letterature straniere (con 110 e lode, ma ahimè senza bacio accademico).

Nel 2001 si innamora di un dipinto (un volto di donna, in un locale della zona) che scoprirà esser stato bruciato come si bruciano le streghe: le parole non le bastano più per descrivere il suo stato d’animo e comincia a dedicarsi sempre più alla pittura nella speranza di poter ridar vita  a quel volto di cui resta un ricordo sfocato nella mente.

Tra le sue fisse storiche Giacomo Leopardi e Charles Bukowski, Nirvana e Luigi Pirandello, Toni Morrison e Jim Morrison, Tiziano Terzani e Quentin Tarantino, Bjiork e  Milan Kundera, Lars von Trier e Frida Kahlo, Lucien Freud e Marlene Kuntz, Dino Valls e Nada.

 Cambia una paio di case, fidanzati  e lavori: accoglie turisti in hotel di lusso, insegna lingue a ragazzi svogliati, collabora all’organizzazione di importanti eventi culturali e mostre d’arte viaggiando soprattutto in Oriente. 

Attaccata alla vita come la gramigna, supera brillantemente un delicato intervento all’alluce valgo, una brutta depressione e una quasi fatale emorragia cerebrale da rottura di aneurisma. 

Si trasferisce nel 2016 col compagno e 3 cani in un podere ai margini del bosco e qui la campagna nelle vene  e l’immaginario da artista trovano ogni giorno terreno fertile per le sue “pensate”.

Si sente bene solo quando crea. La pittura è adesso la sua attività principale.

Smanettona al computer, fa foto e filmati con l’i-phone, si diverte con grafica, social e blog, scambia piante grasse ed erbe aromatiche per aumentare la sua collezione, fa esperimenti in cucina e alleva api. Gioca a burraco e compra più libri di quanti riesce poi a leggere.

Femminista e allergica ai pregiudizi sessisti, dipinge e parla di donne nel tempo presente. 

Il suo progetto a lungo termine è visitare tutti i paesi asiatici, quello a breve diventare bravissima con l’hula hoop.

Il suo piatto preferito è la Tom Yum e corre voce che il suo Mojito sia il più buono che possiate mai bere.

Attende fiduciosa che qualcuno inventi una macchina per dilatare tempo e spazio affinché lei possa realizzare tutte le sue idee.

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